Vestibolo del Museo Anatomico (Primo piano)

Dopo aver percorso la scala curva del 1852 ci si ritrova al primo piano dell’edificio e si accede al piccolo atrio del Museo Anatomico. Il vestibolo museale è ornato da lapidi commemorative di medici e scienziati dell’Ottocento, volute dal professore Paolo Gaddi direttore del Museo dal 1840 al 1871 (Fig. 1). Si possono infatti leggere incisioni in ricordo dei professori modenesi di Anatomia quali Santo Fattori (1768-1819), Giuseppe Jacopi (1779-1813), entrambi allievi di Antonio Scarpa, Michele Araldi (1740-1813) e del mirandolese Alfonso Bignardi (1770-1837), che arricchirono di pregevoli preparazioni anatomiche la raccolta del Museo.

 

Fig. 1  Ingresso Museo Anatomico

     

Sulla porta di ingresso del Museo l’iscrizione sulla lunetta in marmo (Fig. 2), stilata da Celestino Cavedoni, ricorda il Duca Francesco IV che ampliò il Museo (1817) e il Duca Francesco V che ultimò la costruzione dello stesso nel 1853. Ancora oggi il Museo si presenta nell’originale allestimento ottocentesco costituito da quattro sale intercomunicanti tra loro e costruite in anni diversi. Il percorso attuale del visitatore non rispecchia, però, quella che è la cronologia di costruzione delle quattro sale; infatti l’attuale prima sala è l’ultima ad essere stata costruita, la seconda è la terza, la terza è il nucleo originario del Museo costruito nel 1822 ed infine la quarta è la seconda in ordine cronologico. La storia del Museo Anatomico ha inizio con la riforma universitaria voluta da Francesco III nel 1772 e la costruzione del Teatro Anatomico; ciò favorì il costituirsi di primi nuclei di reperti anatomici da utilizzarsi durante le lezioni. Terminata l’occupazione francese, le attività universitarie ripresero e Francesco IV iniziò i lavori di ampliamento con la costruzione di una scala (1818) per accedere al primo piano nel quale sarebbe sorto il Museo. La I sala venne terminata nel 1822, la II nel 1839, la III  nel 1840 e la IV ed ultima sala del 1853 grazie alla generosità del duca Francesco V.

 

Fig. 2  Lapide commemorativa del termine dei lavori di ampliamento del Museo

 

Le quattro sale del Museo accolgono i preparati anatomici frutto del lavoro meticoloso dei medici; organi ed apparati prelevati nelle esercitazioni settorie venivano trattati con opportune tecniche di conservazione e poi disposti nelle vetrine del Museo a scopo didattico e di studio. Il Museo venne inaugurato ed aperto al pubblico nel 1854 in occasione della triennale esposizione delle Belle Arti modenesi. Nel tempo il patrimonio museale aumentò notevolmente per merito dei docenti nonché direttori del Museo che si succedettero negli anni. Al professor Paolo Gaddi (direttore dal 1840 al 1871) si devono un gran numero dei preparati in cera presenti nel Museo, per la maggior parte opera dall’abile ceroplasta modenese Remigio Lei assunto come modellatore del Museo nel 1858. Al professor Giuseppe Sperino (direttore dal 1898 al 1926) si deve l’aumento dei preparati per essiccamento. Il Museo per lunghissimo tempo ha rappresentato la principale risorsa didattica per medici e studenti di medicina. Dopo il 1926 pochi furono i preparati aggiunti, gli ultimi dei quali risalenti agli anni ’70. Gli oltre 3000 preparati sono per lo più reperti umani, essiccati o fissati in formalina, ma sono presenti anche modelli anatomici in gesso o in cera. Nel 1977 si è proceduto ad una risistemazione dei reperti, che sono stati collocati nelle vetrine a parete e nelle bacheche centrali secondo il criterio dell’Anatomia descrittiva ossia per apparati; tranne rare eccezioni sono tutti preparati di anatomia umana normale.