Il Museo Etnografico Antropologico

Il Museo Etnografico-Antropologico dell’Università di Modena, il primo del suo genere in Italia, venne inaugurato nel 1866 dal professore Paolo Gaddi in una sala annessa al Museo Anatomico. Paolo Gaddi (Modena 1806, Saliceto Panaro 1871) laureatosi a Modena nel 1832, e perfezionatosi a Roma, entrò nel 1837 come dissettore nell'istituto anatomico modenese, allora diretto da Giuseppe Generali, cui successe tre anni dopo. Nel 1842 fu nominato professore ordinario di Anatomia, carica ch'egli coprì sino alla morte; lungo periodo, fecondo di attività e di risultati per l’insegnamento dell’Anatomia nell’Ateneo modenese. Oltre all'insegnamento, il Gaddi svolse una notevole attività in favore dell'Istituto di Anatomia di Modena. Organizzò un laboratorio annesso al museo onde consentire agli studiosi l'esame dei materiali istologici a forte ingrandimento ed apportò notevoli miglioramenti di ordine funzionale ed igienico alla sala adibita alle esercitazioni settorie. Appassionato cultore dell'anatomia, modellava personalmente in cera o in creta porzioni anatomiche che, per le ridotte dimensioni, sarebbero state distinte a fatica dagli studenti.

 


Vetrine contenenti la collezione di crani Busto raffigurante Paolo Gaddi Calchi pirometallici dell'orecchio interno
 

Una delle sue più originali ricerche nel settore dell'anatomia umana fu la dimostrazione della fine morfologia dell'apparato uditivo, per la quale ideò una tecnica quanto mai ingegnosa: dopo aver colato nelle cavità del temporale una certa quantità di stagno fuso procedeva poi alla rimozione dell'osso circostante mediante calcinazione, ottenendo in tal modo un calco perfetto dell'organo dell'udito, tale tecnica fu denominata dallo stesso Gaddi iniezione piro-metallica. Nel riordinare il Museo Anatomico, incrementò la raccolta di pezzi anatomici arricchendola di oltre 300 reperti da lui stesso preparati e, grazie all’attività dello scultore modense Remigio Lei da lui assunto 1858, aumentò le preparazioni anatomiche in cera. Come lo stesso Gaddi riferì nell’adunanza del 13 Gennaio 1870 dell’Accademia di Scienze Lettere e Arti, già nel 1843 forte era stata la sua intenzione di costituire una raccolta etnografica per il Museo Anatomico.

 

Cranio per lo studio frenologico Crani sezionati per studi antropometrici Cranio frenologico
 

Egli infatti, da anni si andava procurando crani appartenenti ad individui di varie etnie umane, che richiedeva ad amici colleghi e diplomatici Estensi in missione all’estero. Riuscì in tal modo a creare una notevole raccolta, comprendente crani e calchi in gesso di crani appartenuti ad individui di varie popolazioni ed anche crani utilizzati per gli studi frenologici, craniometrici e prosopometrici. Come supporto dimostrativo al concetto antropologico della suddivisione in razze del genere umano della sua Collezione di crani, il Gaddi fece eseguire dal modellatore Remigio Lei cinque busti in cera riproducenti le fattezze di un caucasico, un giapponese, un mongolo, un etiopico ed un beduino. Tale ricco materiale venne studiato, classificato ed ordinato dallo stesso Gaddi sulla base di “… una buona classificazione del genere umano…. che alla chiarezza e semplicità accoppiasse la precisione nell’assegnamento dei confini fra razza e razza, fra famiglia e famiglia ecc.” , vale a dire “…quella che possiamo denominare classica del Blumenbach…” che prevedeva cinque razze umane: la razza Caucasica o Ariana, la razza Melanica o Etiope, la razza Tartaro-Sinica o Mongolica, la razza Malaio-Polinesia o Malese e la razza Americana.

 

Busti in cera raffiguranti le 5 etnie: giapponese, caucasica, etiopica, mongola e beduina. Ceroplasta Remigio Lei
 

Oltre ai crani il Gaddi aveva raccolto “Per ragioni di etnografia,… pei frequenti riscontri dei luoghi abitati dai popoli delle diverse razze…le carte geografiche più recenti ed accurate, di tutte le parti del mondo.” e per dare ordinamento scientifico a “tanta suppellettile” nel 1865 aveva fatto costruire una sala annessa al Museo Anatomico che potesse raccogliere la raccolta di crani. Nell’anno 1866 fu inaugurato il nuovo Museo Etnografico-Antropologico “… al pubblico, ed agli studiosi…”(Gaddi, 1870).